Si dice che S. Filippo di Agira, venuto in Sicilia nella prima metà del V secolo, abbia fissato la propria dimora in una grotta dove celebrava anche la messa su un rozzo altare di tufo. Agli albori del XVII secolo, per testimonianza dello storico messinese Giuseppe Buonfiglio, si poteva ancora vedere quella grotta e quell’altare sormontato da una statua marmorea del santo. Questo luogo si trova sulle balze settentrionali della vallata di S. Filippo, anticamente detta vallelonga, un paio di chilometri a valle del villaggio omonimo. Durante il medioevo, e fino al 1866, vi fiorì un monastero basiliano fondato probabilmente fra il VI e l’VIII secolo e rifondato, dopo la parentesi musulmana, sullo scorcio dell’XI secolo, dal conte Ruggero Altavilla. Questa fertile valle, ricca di ottime acque, trasformata e coltivata per tutto il suo sviluppo fino alle alture più impervie con una intensità e varietà di opere e di colture che non ha eguali nel contado della città, fu quasi certamente praticata fin dalla preistoria, anche per l’agevole viabilità del fondovalle, la vastità dei boschi, l’abbondanza di selvaggina e la facilità di difesa del territorio per i numerosi luoghi dominanti. L’abbazia di S. Filippo ebbe numerosi privilegi sovrani e vaste concessioni territoriali. Nel XV secolo gli abati godevano del diritto di voto al parlamento siciliano. Il luogo dove sorgeva era ridente: “Quest’abbazia (scrive il Buonfiglio) per la bellezza, e comodità di stanza, per frescura di giardini, e di fontane, per il sito piano e eminente, per l’aere salubre, è tenuta per il più bel luogo tra le altre abbazie di S. Basilio in Sicilia”. Lo sviluppo di S. Filippo, posto più a monte sulle pendici solatie della vallata, è legato alle vicende dell’abbazia la quale, fino al tempo della liquidazione dei beni ecclesiastici, godeva ancora di vari diritti d’uso e di proprietà anche nell’abitato, come è documentato dalla toponomastica di tutta l’area. E anche la tessitura urbana, specialmente quella che gravita attorno alla chiesa, mette in evidenza una originaria idea urbanistica aggregante e funzionale.La chiesa, fulcro del sistema, fu edificata nel’500 al tempo del massimo splendore dell’abbazia, e conserva intatta la severa armonia della linea e dei dettagli ornamentali. Essa è peraltro l’unica chiesa cinquecentesca sopravvissuta al terremoto del 1908.
I MULINI DELLA VALLATA
Nel 1554 il monaco Attanasio, abate del monostero di S.Filippo l Grande, si presentò in Bruxelles, al cospetto dell' imperatore Carlo V, con una bolla di concessioni del conte Ruggero datata 1092. L'imperatore lesse e annuì: il monostero avrebbe continuato a esercitare la sovranità su tutta la vallata e sulle contrade adiacenti, come era scritto sulla bolla. Ma l'imperatore volle essere ancora più generoso di Ruggero e decise di concedere inoltre "l'assoluta podestà e domicilio sulle acque che scorrono dentro questo ambito" affinchè il monastero se ne potesse servire liberamente, precisando che "chiunque volesse nel corso del fiume o nel corso di quelli che vi sono nel circuito, fare con le acque di esso monastero qualche molino,qualche orto o piantare qualche verziere, deve ricevere la distribuzione delle acque da questo monastero rivolgendosi all'Abbate del tempo e ai monaci sottoposti". La piena sovranità sulle acque e sui mulini era quindi un privilegio che Ruggero aveva riservato all' Erario escludendo del tutto il monastero. E ciò la dice lunga sulla cospicuità del gettito fiscale , sul regime concessionario delle acque destinate all'attività dei mulini e sulla reddività della gestione di uno o più impianti. A S.Filippo i mulini potevano funzionare tutto l'anno grazie alla portata continua della condotta d'acqua, con l'arrivo dei basiliani , la Vallelonga si trasformò in un importante comprensorio di impianti molitori anche per fronteggiare i bisogni alimentari di Roma. Fino agli inizi di questo secolo lunghe file di muli risalivano la vallata con sacchi di grano sulla schiena e la riscendevano con la farina, queste attività si protrassero fino alla guerra e poi soppiantate dagli impianti moderni. Da poco a S.Filippo Superiore è stato inaugurato l'Ecomuseo del grano e delle culture, grazie all' impegno di Nino Bebba dove è possibile vedere il ciclo del grano e gli strumenti adoperati nella vallata.
Si ringrazia Nino Bebba per il contenuto di questo articolo