Esiste una route sullo stesso percorso effettuato nel medioevo dai pellegrini della Sicilia che si recavano a Messina per raggiungere Roma, Santiago de Compostela o Gerusalemme attraverso un sistema di itineraria peregrinorum, caratterizzati dalla presenza di hospitalia, posti di ospitalità: è la Via Francigena di Sicilia. Sono tuttora abbondantemente presenti e visibili tratti delle antiche strade, chiese, monasteri, luoghi di accoglienza, che conferiscono così a questi percorsi un fondamentale significato di testimonianza della fede e della religiosità dei milioni di pellegrini che le hanno utilizzate nei secoli trascorsi. La presenza di tanti monumenti e vestigia storiche, nonostante il tempo e l'incuria ne abbiano decimato il numero e resa precaria la conservazione, rendono la «via Francigena» e tutte le «vie Romee» un vero e proprio itinerario culturale, storico, architettonico ed artistico da salvaguardare, come anche dichiarato dal Consiglio d'Europa e dall'UNESCO. Una testimonianza mirabile di questa cultura si riscontra nel duomo di Monreale fatto costruire dal re normanno Guglielmo II (1153-1189). In diversi mosaici del tempio, infatti, gli artisti medievali, influenzati dalla cultura del tempo, hanno rappresentato l’iconografia del pellegrino identificabile dal bordone e dalla bisaccia.
Nel 1172 il viaggiatore Beniamino da Tudela, in transito per Messina, scrive che «qui si raccolgono per lo più i pellegrini diretti a Gerusalemme, essendo questo il migliore punto per traghettare». Oltre che dalla posizione geografica, l'importanza di Messina dipendeva da scelte politiche operate in età normanno-sveva a favore di Ordini palestinesi proprietari di ingenti patrimoni siciliani le cui merci, spedite dal porto dello Stretto e dirette in Terrasanta, erano esenti da tasse. Alle navi in partenza se ne univano altre in transito, come quelle di Riccardo Cuor di Leone che nel 1190 trasportavano pellegrini di nazionalità inglese in viaggio verso Gerusalemme. Nel 1197 è segnalata la presenza a Messina di un gruppo di pellegrini d'Oltralpe in transito per la Terrasanta.
La partecipazione di Siciliani alle peregrinationes maiores medievali è attestata già nel XII sec. a Santiago di Compostella. Nell’ottobre del 1253 la messinese Calofina aveva già compiuto un viaggio in Terrasanta ed era in procinto di partire per Santiago.
A Messina, l’hospitale più antico, fondato forse nel 1070, era quello di S. Giovanni Battista dell’Ordine degli Ospitalieri, mentre risalgono al XIII sec. sia l’hospitale dei Teutonici contiguo alla chiesa di S. Maria dell’Alemanna, sia l’hospitale di S. Marco Evangelista appartenente all’Ordine dei Templari. Appare chiaro, dunque, che l'ospitalità doveva essere garantita contemporaneamente lungo tutto il percorso, in maniera da consentire al pellegrino di rispettare un ruolino di marcia, fermandosi alla fine di ogni giornata, per rifocillarsi, ricevere cure, pernottare e acquisire informazioni prima di rimettersi in cammino al sorgere del sole. Gli hospitalia, quindi, erano punti di sosta obbligati per il pellegrino che si affidava alla perfetta organizzazione di Ordini cavallereschi quali gli Ospitalieri, i Templari, i Teutonici. Di conseguenza, queste strutture di ospitalità, per costituire una rete di assistenza efficiente, dovevano essere ubicate a un giorno di marcia l’una dall’altra.
Per ritornare ai giorni nostri il percorso da Rometta a Messina, attraverso i colli peloritani, corrispondere al sentiero che risale il Torrente Gallo e raggiunge "le 4 strade" e, superato il Colle S. Rizzo nella direzione Castanea, inizia la discesa con il sentiero della Badiazza. Con acciottolato originario medioevale, si snoda per circa un chilometro passando da quota 480 a 258 m. s.l.m. Un panorama meraviglioso, con vista anche di una cascata. Si giunge quindi alla Badiazza, dove si farà sosta per ammirare il gioiello della Chiesa Normanna di S. Maria della Scala. Da qui si camminerà su strade cittadine attraversando Via Palermo o il parallelo Viale Giostra.