“Questa città di Messina, posta sopra uno dè promontorii dell’isola, quello cioè che guarda l’oriente, è circondata a ponente dalle montagne. Lieta è la spiaggia, ferace il suolo, dove giardini ed ortaggi producono frutti abbondanti. Sonvi inoltre delle grosse fiumare con molti molini.
E’ da noverare Messina tra i più egregi paesi e più prosperi, anche per la gran gente che va e che viene. Qui l’Arsenale; qui un continuo ancorare, scaricare e salpare di legni provenienti da tutti i paesi marittimi del Ru^m; qui raccolgonsi le grandi navi: i viaggiatori e i mercatanti, sia delle terre dè Ru^m o sia dè Musulmani vi traggono d’ogni banda. E però splendidi i mercati, numerosi i compratori, facilissima la vendita.
I monti di Messina racchiudono miniere di ferro,che si esporta né paesi vicini.
Il Porto, infine, è una gran meraviglia, rinomato in tutto il mondo; poiché non avvi nave smisurata che sia, la quale non possa ancorare si accosto alla spiaggia, da scaricare la merce passandole di mano in mano.
Siede Messina sullo stretto onde si tragitta di Sicilia in Calabria; nel quale la navigazione è difficile, massime quando il vento spira contro la corrente dell’acqua.
Quando poi avviene che le acque escano dallo stretto nella stessa ora che altre acque vi entrano, allora quest’incontro è terribile e chi trovasi avviluppato tra quelle due correnti non si salva, se non per grazia del sommo Iddio[1].
[1] L’Italia descritta nel “Libro di Re Ruggero” Cap. VII – Edrisi.
Versione e note a cura di Michele Amari e Celestino Schiaparelli
Memoria letta nella seduta del 17 Dicembre 1876.
In “Atti della Reale Accademia dei Lincei” Anno CCLXXIV, 1876-77
Serie Seconda – volume VIII, Roma 1883.