Giovan Battista Quagliata – La vergine appare a San Paolino
Messina, Chiesa di S.Rita in San Paolino
Figlio di Pittore, Giovanni Quagliata detto anche Giovan Battista, nasce a Messina nel 1603, e in gioventù dopo aver appreso i rudimenti dell’arte dal fratello maggiore Andrea, derivante dai Comandè, stimati pittori Messinesi della fine del ‘500, si recò a Roma a spese del comune dove attratto dalla fama divenne alunno di Pietro Berrettini da Cortona, da dove, secondo le fonti del Gallo (1755) e Grosso Cacopardo (1821) torno’ a Messina nel 1638 invogliato anche dalla notizia dell’operosità nella città dello stretto di Alonzo Rodriguez e di Antonino Alberti detto il Barbalonga. Al suo ritorno a Messina i suoi concittadini lo apprezzarono e lo colmarono di commissioni, la Curia Vescovile gli diede incarichi importanti per il Duomo e il Senato gli conferì il titolo onorifico di Pittore Camerale. Tanto lavoro gli concesse una vita agiata tanto da poter condurre una esistenza signorile, ma la sorte gli fu avversa tanto da avvelenargli l’esistenza a causa della cattiva condotta di due suoi figli e successivamente divenuto cieco mori nel 1673. Delle sue opere rimane ben poco a causa dei due grandi terremoti del 1783 e del 1908, alcune delle quali a lui attribuite fanno parte oggi dell’immenso patrimonio del Museo Regionale di Messina. Tra le opere esposte dell’artista si possono ammirare La Purificazione, Maria Immacolata, Nascita della Vergine, Comunione di San Benedetto, Madonna di Propaganda Fide, e una Messa di San Gregorio recentemente restaurata. Molte di queste opere provengono dalle chiese cittadine distrutte dal terremoto. Un’altra opera sempre attribuita al Quagliata è la Madonna col Bambino e santi francescani (1658) che puo’ essere ammirata presso la chiesa di Montevergine (S. Eustochia). L’opera che osserviamo e dalla quale prende il titolo questo argomento è La vergine appare a San Paolino, conservata presso l’altare maggiore della piccola chiesetta dedicata a Santa Rita ubicata nei pressi di Piazza lo Sardo, agli inizi della Via Santa Marta a Messina. Questo dipinto è elaborato su una composizione equilibrata, ma animato da una splendida e calda cromìa che accentua l’esecuzione raffinata dei particolari e la misura classicheggiante delle figure di stampo Novellesco. Di un incontro con l’arte del Novelli si potrebbe trovare conferma in quanto gli affreschi nel coro della Cattedrale di Messina eseguiti poi dal Quagliata, erano stati commissionati originariamente al Novelli, e che il Novelli stesso, in qualità di architetto regio, si era fermato nella Sicilia orientale almeno fino al 1645 quando eseguiva il “San Biagio” per la Chiesa Madre di S. Lucia del Mela. Va notato allora come il San Paolino di quest’opera che presenta più di un riferimento con il S.Biagio del Novelli di S. Lucia, di cui ripete, in controparte, la posa, può fornire qualche utile indizio per l’approfondimento non solo dell’attività del Quagliata, ma anche per quella circolazione di opere e di idee che influì sull’ambiente pittorico Messinese più di quanto finora non sia stato rilevato. E’ interessante infine sottolineare lo scorcio del paesaggio in basso, che restituisce l’immagine a volo d’uccello degli antichi orti della Maddalena, tra l’altro poco distanti in linea d’aria con la stessa Chiesa, e che rappresenta un brano generalmente inusitato negli svariati inserti paesaggistici su Messina presenti in molte pale della stessa epoca. L’opera, restaurata sul finire degli anni ’70 ha fatto riemergere grazie alla pulitura la gloria degli angeli in alto ed il paesaggio in basso, ha restituito la cromìa originale che risultava alterata dalle ossidazioni e da ridipinture. Il restauro pittorico ha infine integrato le piccole lacune ed ha equilibrato a velature i rapporti tonali.
Tutti gli affreschi all'interno della Chiesa di Santa Rita furono nuovamente restaurati nel 1990 dalla SI.G.E.R.T. S.p.A. dell’allora presidente comm. Francesco Cambria, su iniziativa dell’”Inner Wheel” presieduto da Ebe Martines. I lavori vennero diretti dalla dott.ssa Caterina Ciolino della Soprintendenza di Messina. La chiesa di Santa Rita è molto popolare per il culto che viene tributato ogni 22 maggio, dal 1925, a Santa Rita da Cascia, con la distribuzione ai fedeli di rose benedette.
Da annoverare infine, quanto scriveva l'allora Direttore del Museo Nazionale di Messina Enrico Mauceri nel 1922 sulla situazione dei maestri Messinesi dell’epoca:
"...Tutto il seicento messinese è da studiare e vagliare giacchè nulla finora si è scritto intorno ai vari pittori che si segnalarono in quell’epoca onde immeritata ne è stata l’ignoranza fuori della cerchia delle mura cittadine e non sempre equo il giudizio di coloro che hanno esaltati alcuni e coperto d’oblio altri, superiori di merito. La critica d’arte ha taciuto completamente su di essi come in generale su altri pittori siciliani, all’infuori del Monrealese, l’unico che si è salvato dalla ingiusta trascuranza. I migliori pittori Messinesi non sono mai stati valutati oltre che il destino comune che ha colpito l’arte siciliana per una doppia disgrazia, quella cioè di aver perduto molto della loro produzione nelle catastrofi che funestarono ripetutamente la loro povera Città, e di aver viste deturpate le loro opere da restauri o meglio rifacimenti addirittura per mano di imbrattatele, o maltrattate da incurie e da tante altre dolorose vicende. Essi, insomma, fuori di Sicilia sono stati sempre proprio degli ignoti, e solo ora che nel Museo di Messina se ne puo’ fare una sufficiente rassegna, dopo opportuni restauri e pulimenti che vanno gradatamente compiendosi, si può cominciare a dare quell’unicuique suum che è un’atto di doverosa giustizia attenuare esaltamenti esagerati e rendere il dovuto posto ad altri finora poco apprezzati".