Le tracce più antiche di cibo preparato e cucinato per strada risalgono agli albori della nostra civiltà, circa diecimila anni fa. I greci già descrivevano l’usanza egizia, tradizione del porto di Alessandria poi adottata in tutta la Grecia, di friggere il pesce e di venderlo per strada. Dalla Grecia il costume è passato al mondo romano, arricchendosi e trasformandosi in innumerevoli varianti. Si possono ancora osservare, negli scavi di Ercolano e di Pompei, i resti ben conservati di tipici “thermopolia”, gli antenati del moderno “baracchino”. Erano una sorta di cucinotto che si affacciava direttamente sulla strada, adibito alla vendita di cibi cotti di ogni sorta, principalmente minestre di farro, fave o cicerchie. All’epoca le classi urbane meno abbienti vivevano in abitazioni, condomìni a tutti gli effetti, per la maggior parte sprovviste di cucina. Il popolino si nutriva dunque per strada, rifornendosi dal più vicino thermopolium che proponeva vivande corroboranti alla portata di tutte le tasche.In Sicilia precisamente a Palermo, abbiamo la più ricca varietà di cibo da strada con oltre 20 tipi di prodotti tutti rigorosamente fatti in strada.Dalle bancarelle dei mercati rionali come quello di Ballarò alle motoape super attrezzati da mille colori che raggiungono tutti gli angoli della città. Anche a Messina da qualche anno specialmente nel periodo estivo timidamente si intravedono queste meraviglie,proponendo il nostro street food locale e regionale,per citarne qualcuno come le granite con panna e brioches,gli arancini,scagliozze,mozzarelle in carrozza, stigghiole,tajuni ecc. Da provare sicuramente almeno una volta.