Fu edificata in epoca Normanna, tra il 1150 e il 1200, sulle rovine dell’antico tempio di Nettuno, costruita a pianta basilicale di impianto bizantino con tre navate, tre absidi e cupola innestata sul transetto con pennacchi sferici e ubicata presso la vetusta fortezza di Castellammare, dalla quale prese il nome primitivo. Le fonti storiche indicano che il primo nucleo significativo di Mercanti e Soldati Catalani si insediò a Messina al seguito di Pietro III d’Aragona a partire dal 1282. Vi facevano parte vassalli, funzionari regi, Generali, Ammiragli,banchieri, imprenditori e soprattutto soldati denominati almogavari famosi per il coraggio e l’impeto. Quegli uomini servirono fedelmente i sovrani aragonesi fino alla pace di Caltabellotta (1302) che sancì la definitiva affermazione degli Aragona sugli Angiò. In pochi decenni i Catalani giunti in Sicilia riuscirono a controllare l’intero territorio costituendo tre consolati a Palermo, Messina e Trapani e quindici vice-consolati in altre Città minori. Alla fine del XIII secolo a causa di un terremoto la chiesa subisce la caduta del prospetto anteriore e di conseguenza la navata principale viene accorciata di circa 12 metri. Restaurata in epoca Aragonese, diviene Cappella reale e sede dello “Ospizio dei trovatelli” annesso alla Chiesa stessa.
La Chiesa dopo il terremoto del 1908
Nel 1499 Ferdinando il Cattolico concesse loro la Chiesa della SS. Annunziata di Castellammare, fino ad allora Cappella Reale, affinchè “vi convenissero insieme per la loro divozione”. Dal 1530, mentre tutta la costa sud-orientale siciliana viene fortificata contro il pericolo turco, a Messina l’area tra Terranova e San Raineri comincia ad essere attrezzata militarmente e dotata oltre che dalla Fortezza del San Salvatore e della grande Lanterna anche con l’impianto di un Arsenale voluto dal Vicerè Garçia de Toledo. Il porto strategico di Messina, nella seconda metà del ‘500 diventa la sede della flotta della Corona Spagnola in Sicilia, e nel 1571 luogo dove si riunisce l’armata cristiana al comando di Don Giovanni d’Austria prima di affrontare la vittoriosa battaglia di Lepanto. Intorno al 1607 la Chiesa ospitò i chierici regolari dell’ordine dei Teatini, nel loro primo insediamento a Messina, e nel tempo venne inglobata nelle strutture edilizie circostanti che ne nascosero la struttura originaria.
La Chiesa dopo il restauro (1930 ca.)
Nel settore absidale esterno, sono riproposte suggestioni decorative bizantine con una fascia di pietra bicolore alternata, che sottolinea lo svolgersi dell’elegante loggiato cieco punteggiato da esilissime colonnine e ricoprente tutto il settore, delle tre absidi, solo quella centrale emerge all’esterno, restando incluse dentro lo spessore murario le altre due laterali, soluzione questa che si riscontra in molti monumenti del periodo Normanno quali, ad esempio, S.Maria di Mili a Messina e San Giovanni degli Eremiti e la Zisa a Palermo. Lo scopo di tale artificio architettonico è quello di conferire ai volumi uno stereometrico e cristallino risalto. er poi ripetersi sul tamburo della cupola. All’interno, le colonne rincassate dell’abside maggiore e alcuni capitelli testimoniano dell’influenza araba: di quella arabo-bizantina, nella cordonatura dell’arco trionfale e nella sua morfologia a peduccio rialzato.
L’influenza Normanno-Lombarda è caratterizzata dalle strette ed alte finestre delle navate e della cupola, e di quella bizantina, con la maniera di trattare con grossissimi strati di calce e lunghi mattoni la cupola, l’abside e le finestre, oltre alla copertura della navata principale di tipo mediterraneo a volta a botte, elemento tipicamente bizantino con agganci al razionalismo costruttivo arabo. I capitelli a decorazioni antropomorfe che sormontano gli stipiti del portale principale richiamano gli stili romanici nei quali la scultura diventa elemento integrante dell’architettura, ottenendo da questo stretto connubio, lo spunto per originali e geniali soluzioni espressive dove la figura umana assume una corposità e un vigore plastico pari a quelle delle forme architettoniche. La Chiesa venne seriamente danneggiata dal terremoto del 1783 mentre il sisma del 1908 ne abbattè gran parte delle sovrapposizioni restituendo l’antico aspetto. Restaurata sotto la guida dell’architetto Palermitano Francesco Valenti fu riaperta al culto nel 1930. Successivi restauri sono stati effettuati nel 1956 e alla fine degli anni ’70.
Di seguito le opere d'arte e le testimonianze storiche che si sono tramandate e conservate fino ai giorni nostri:
Nel 1498 la Confraria dè Catalani commissionava a “Frà Giovanni di Anglia”, Carmelitano, la pala per l’altare maggiore della “Annunciazione con S.Eulalia”. (in ycona magna dominam nostram et angelum annunciatem etiam cum spiritus sanctus et alijs picturis), opera consegnata il 24 gennaio 1505. Attualmente l’opera è ubicata presso il Museo Regionale di Messina. |
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ANDATA AL CALVARIO POLIDORO CALDARA, DETTO DA CARAVAGGIO (olio su tavola cm. 310 x 297) La tavola fu dipinta da Polidoro prima del 1534, su commissione di Pietro Ansalone, Console dell’Arciconfraternita dei Catalani di Messina. Fino alla seconda metà del Settecento essa era posta in una cappella sulla parete destra della Chiesa della SS. Annunziata dei Catalani. Attualmente l’opera si può ammirare presso il Museo e galleria nazionale di Capodimonte (Napoli) |
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IMMACOLATA (1606) JOS THOMAS MONTELLA (olio su tela cm. 210 x 320) La tela, proveniente dalla Chiesa dell’Annunziata dei Catalani, dove risulta fino al terremoto del 1908 è firmata e datata in basso a destra. In esso è raffigurata la Vergine “Tota pulcra” in piedi sulla falce di luna, mentre schiaccia la testa al serpente. Attualmente l’opera è ubicata presso La Chiesa della S.S. Annunziata dei Catalani |
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PALIOTTO ORNAMENTALE IN SETA conservato presso il Museo Regionale di Messina, che ricorda il CONSOLATO DELL’ARTE DELLA SETA, istituito nel 1520 dal Vicerè Pignatelli e i cui capitoli furono confermati da Carlo V nel 1530. | |
ISCRIZIONE ARABA SU MARMO BIANCO CON LETTERE IN SERPENTINO DI PORFIDO ROSSO E MARMO VERDE, OGGI FRAMMENTATA IN 20 PEZZI. (Sec. XII) Attualmente l’opera è conservata presso il Museo Regionale di Messina. Originariamente ubicata presso il Palazzo Reale inneggiante alla gloria di Ruggero, fu trasportata nella Chiesa dell’Annunziata dei Catalani durante i radicali lavori di restauro eseguiti nel Palazzo Reale ed incastonata ai due lati de lla porta maggiore. |