La città greca di Tyndaris fu fondata nel 396 a.C. da Dionigi di Siracusa come caposaldo del suo dominio sulla costa tirrenica. Nel 344 a.C. affiancò il corinzio Timoleonte chiamato a restaurare la democrazia a Siracusa, travagliata da gravi perturbazioni politiche interne e dalla minaccia cartaginese. Pare che nella seconda metà del IV secolo facesse capo a Tindari una confederazione formata da piccoli centri della costa siciliana antistante le Eolie. Ciò sarebbe provato dalla presenza nelle monte, dell'eroe fondatore di Achatyrnon. Tyndarys è ancora ricordata all'epoca di Ierone II, nel periodo delle sue campagne contro i Mamertini. Infatti il sovrano siracusano, nel 270 a. C., dopo essersi assicurato di Tauromenion e Ameselon, avanzò su Alesia, Abakanion e Tyndaris, stringendo in tal modo i suoi nemici che successivamente sconfisse nella battaglia del fiume Longano. Durante la prima guerra punica, un presidio cartaginese che si era insediato in Tyndaris, sospettando del favore popolare verso i Romani, trasferì i suoi più nobili cittadini quali ostaggi a Lilibeo. Dopo l'occupazione di Palermo (254 a.C.), Tyndaris, insieme ad altri centri, passò spontaneamente ai Romani, nella cui provincia di Sicilia fu "civitas decumana". Nel 146 a.C. i Tindaritani, a fianco di Scipione Emiliano, parteciparono alla terza guerra punica. In tale circostanza, Scipione restituì ai Tindaritani la statua di Mercurio, che era stata sottratta alla città dai Cartaginesi. Tyndaris, al termine delle guerre puniche, figura tra le 17 città siciliane alleate e fedeli a Roma, autorizzate a portare una corona a Venere Ericina. La città di Tyndaris è ancora ricordata come vittima dell'ingordigia di Verre che, fra l'altro, prese e portò nella sua villa a Messina la menzionata statua di Mercurio. Nella successiva denuncia degli arbitri e delle violenze perpetrati ai danni della città dal propretore, Tyndaris ebbe un posto notevole. Nel 40 a.C., la città fu presa da Sesto Pompeo e da lui presidiata nella lotta contro Ottaviano; ciononostante Agrippa riuscì ad occuparla.
Area archeologica dell'antico insediamento della città di Tyndaris
Un nuovo impulso le venne all'epoca di Augusto che ne 22-21 a.C. le conferì lo status di colonia, registrata nelle epigrafi come "Colonia Augusta Tyndaritanorum" pare che nel primo secolo dopo Cristo, fu colpita da un disastro naturale, che inghiottì parte considerevole della città, secondo Plinio addirittura "dimidiam Tyndarica urbem". Dai dati che si hanno tale disastro va collocato successivamente a Strabone (66 a.C. - 24 d.C.) che nella sua Geografia non ne fa menzione, ma era già avvenuto alla morte di Plinio (79 d.C.) che ne fa cenno nella sua "Storia Naturale". Nel '600 P.Ottavio Gaetani ipotizzò che la grande frana di Tindari fosse avvenuta qundo tremò la terra per la morte di N.S. Gesù Cristo. Dall'anno 535 all'anno 836 la città di Tyndaris fu dominata dai Bizantini e si hanno notizie che dal quinto secolo fu sede episcopale. Con la distruzione operata dagli Arabi nel nono secolo, la storia di Tyndaris e della sua diocesi si immerge nel buio. Di grande interesse sono a Tindari i reperti archeologici che consentono di leggere in qualche modo la sua storia antica.
Area archeologica dell'antica Tyndaris
Soprattutto nel decennio 1950-60 se ne sono scoperti tanti e di grande valore. Nessun tempio è riscontrabile tra le rovine dell'antica Tyndaris; eppure il pantheon tindaritano è ricco e variopinto, com'è chiaramente dimostrato nelle sue emissioni monetali. I primi quattro secoli della storia di Tyndaris sono caratterizzati da ben trentasei serie di monete, dagli studiosi variamente datate, e recentemente da Adolfo Minì raggruppate in tre periodi, in base ai caratteri stilistici: le prime dodici serie, dal 380 al 254 a.C.; altre undici serie monetali del 254 al 214a.C.; altre tredici serie dopo il 214 a.C. Restano dell'antica Tyndaris i ruderi, imponenti ed importanti, che ci testimoniano la sua passata grandezza: le ampie mura perimetrali della città, l'anfiteatro romano, la basilica, le terme, alcune case e vie con importanti mosaici; il museo che conserva reperti archeologici di grande interesse. Il visitatore che si incammina oltre il Santuario, a poca distanza, troverà i resti dell'antica Tyndaris, portati alla luce e custoditi dalla Sovrintendenza alle antichità.
L'antico insediamento del borgo di Tindari con il vecchio Santuario in una cartolina d'epoca
L'origine del Culto
Circa l'origine del culto alla Madonna del Tindari, rimontando esso a tempi molto remoti, non si trovano notizie storiche ben definite e criticamente accertate. Esiste però una pia tradizione che non contenendo, almeno sotto l'aspetto dell'ortodossia, alcunché d'inverosimile e di contraddittorio, possiamo accettare senz'altro, tanto più che si presenta su sfondo storico. L'origine della devozione alla Madonna Bruna sembra infatti risalire al periodo della persecuzione iconoclasta. Secondo la tradizione, una nave di ritorno dall'Oriente, tra le altre cose, portava nascosta nella stiva un'Immagine della Madonna perché fosse sottratta alla persecuzione iconoclasta. Mentre la nave solcava le acque del Tirreno, improvvisamente si levò una tempesta e perciò essa fu costretta ad interrompere il viaggio ed a rifugiarsi nella baia del Tindari, oggi Marinello. Quando si calmò la tempesta, i marinai decisero di riprendere il viaggio: levarono l'ancora, inalberarono le vele, cominciarono a remare, ma non riuscirono a spostare la nave. Tentarono, ritentarono, ma essa restava ferma lì, come se fosse incagliata nel porto. Essi allora pensarono di alleggerire il carico, ma , solo quando, tra le altre cose, scaricarono la cassa contenente il venerato Simulacro della Vergine, la nave poté muoversi e riprendere la rotta sulle onde placide del mare rabbonito.
Il mosaico all'interno del Santuario che raffigura il ritrovamento della Statua della Madonna di Tindari (scuola del mosaico di Montepulciano su disegno di Fausto Conti)
Sono sconosciuti i luoghi di provenienza e di destinazione dell'Immagine sacra. Partita la nave che aveva lasciato il carico, i marinai della baia di Tindari si diedero subito da fare per tirare in secco la cassa galleggiante sulla distesa del mare. Fu aperta la cassa e, con grande stupore e soddisfazione di tutti, in essa fu trovata la preziosa Immagine della Vergine. Sorse il problema ove collocare quell'Immagine. Si decise di trasportare il Simulacro della Vergine nel luogo più alto, il più bello, al Tindari, dove già da tempo esisteva una fiorente comunità cristianaLa tradizione che fa arrivare la statua della Madonna a Tindari all'epoca degli iconoclasti, probabilmente verso la fine del secolo VIII o nei primi decenni del secolo IX, trova motivo di credibilità nel fatto che Tindari fu sotto la dominazione dei Bizantini per circa tre secoli (535-836); che la Sicilia si oppose con energia all'eresia degli iconoclasti; che a Tindari, essendo stata sede di diocesi per circa cinque secoli, fosse fiorente la professione della fede cristiana, e quindi facile l'accoglienza della sacra immagine. Detta ipotesi, oltre che nel contesto storico, trova ancora una qualche consistenza in un'ininterrotta tradizione pressoché unanime. Il colle del Tindari, così suggestivo, santificato dalla presenza della Madonna, divenne così il sacro, mistico colle di Maria.
La Statua della Madonna nera del Tindari (foto di Clement Schwarz)
Si ignora l'autore dell'Immagine, né è possibile definire l'epoca in cui fu scolpita. Considerando lo stile e tenendo conto che la Madonna tiene tra le braccia il divin Bambino, si potrebbe concludere che essa rimonti ad un'epoca posteriore al Concilio di Efeso in cui fu definita la divina maternità di Maria; quindi probabilmente la statua è stata scolpita in Oriente tra il quinto e il sesto secolo.La Madonna è rappresentata seduta, mentre regge in grembo il Figlio divino, che tiene la destra sollevata, benedicente. Ella inoltre porta in capo una corona di tipo orientale, una specie di turbante, ricavato nello stesso legno, decorato con leggeri arabeschi dorati. Migliaia e migliaia di fedeli sono passati dinanzi alla Vergine pietosa, che per tutti ha avuto un sorriso ed una grazia.
Il vecchio Santuario
Fra le tante, l'ipotesi maggiormente suffragata dalla tradizione popolare e dalle affermazioni di alcuni autori antichi, è che la chiesa sia rimasta tra le rovine della città distrutta. Secondo tale ipotesi, la chiesa poté essere costruita nel periodo in cui Tindari fu sede di diocesi. Non è facile però pretendere di conoscere se essa sia stata o meno tempio pagano trasformato in tempio cristiano, anche perché non è in alcun modo possibile un esame reale della situazione, in quanto la precedente chiesa andò distrutta nel 1544. Le notizie, sia pur frammentarie, che si hanno sull'antica diocesi di Tindari, sono sufficienti a dare la certezza della sua esistenza. Ora, essendo stata Tindari sicuramente sede di diocesi per alcuni secoli, è logico ritenere che in essa vi siano state delle chiese.
Facciata del vecchio Santuario della Madonna di Tindari
Sembrerebbe pertanto alquanto probabile, e si legge anche in qualche modo nelle testimonianze di antichi scrittori, che fra le pochissime case risparmiate dalla distruzione degli Arabi, vi sia stata anche la chiesa, ove, probabilmente, sarebbe già stata portata la Statua della Madonna, nel ricostruì ampliandolo e annettendovi dei locali per l'alloggio del personale addetto al culto. Sulla bugna-chiave del portale d'ingresso troviamo scolpito l'anno 1598, forse l'anno di completamento del portale stesso.Il tempio, attraverso questi quattro secoli di vita, ha avuto vari restauri, ma sostanzialmente è rimasto lo stesso, così come oggi si vede, nella sua semplicità. L'antico, piccolo Santuario è di capacità assai limitata, perciò non poteva più contenere le folle dei pellegrini sempre crescenti, essendosi incrementata a dismisura la devozione alla Madonna bruna. Esso ha il pregio dell'antichità, e stato costruito sui ruderi del primo Santuario, contiene tanti cari ricordi dei secoli passati. Perciò è stato risparmiato contro ogni progetto di ampliamento ed oggi è gelosamente custoditoPer ben quattro secoli migliaia e migliaia di fedeli, dimentichi delle preoccupazioni della vita, hanno elevato la loro mente ed il loro cuore al Signore e si sono rivolti a Colei ch'è "la Madre nostra, la Fiducia nostra". Dal canto suo qui, in questo tempio, la dolce Vergine del Tindari, sensibile a tutte le preghiere ed ai gemiti dei figli, ha profuso a piene mani i tesori delle sue grazie.
Il nuovo Santuario
Il nuovo Santuario della Madonna di Tindari
La costruzione del nuovo Santuario della Madonna del Tindari ha costituito il programma principale dell'episcopato di S.E. Mons. Giuseppe Pullano (1953-1977). Nel 1953, il Santuario esistente era diventato incapace di accogliere i pellegrini. Si erano anche fatti diversi progetti che, oltre a prevedere la distruzione della vecchia chiesa, non avrebbero offerto una soluzione adeguata. Mons. Pullano individuò come soluzione più idonea la costruzione della nuova chiesa nella villa del Santuario, che previde lo sbancamento della roccia e la demolizione di alcuni locali, ma lasciò intatta l'antica chiesetta. Il giorno 8 dicembre 1957 viene posta la prima pietra, proveniente dalle antichità greco-romane, già benedetta da Papa Pio XII il 30 dicembre 1956. Nel pomeriggio del 6 settembre 1975, Mons. Pullano benedice l’interno del nuovo Santuario e il trono della Madonna. L’Icona della Madonna viene così portata nel nuovo Tempio e collocata dal Vescovo sull’artistico, prezioso trono, posto sotto l’arco centrale del nuovo Tempio.
L'altare centrale del nuovo Santuario di Tindari
Subito dopo celebra la prima S. Messa sul nuovo altare del Santuario e rivolge la sua calda e appassionata parola ai numerosi devoti convenuti per l’occasione. Il giorno dopo ha luogo la solenne concelebrazione presieduta da S. Em.za il Cardinale Salvatore Pappalardo, Arcivescovo di Palermo, il quale nella omelia definisce il Santuario “maestosa Basilica e anticamera del Paradiso”. Il 1° maggio 1979 viene solennemente consacrato il nuovo Santuario da S. Em.za il Cardinale Salvatore Pappalardo, assistito dal nuovo Vescovo di Patti S. E. Mons. Carmelo Ferraro e da tutti i Vescovi di Sicilia. Il nuovo Santuario ha pianta a sviluppo basilicale, a croce latina, a tre navate, con transetto quadrato e abside semicircolare. La chiesa è lunga m. 64 e larga m. 24. Il basamento è in marmo billiemi e le falde della copertura sono rivestite di ceramiche azzurre. Sul fianco settentrionale, adiacente alla navata sinistra, è stato costruito un gran loggiato (lungo 76 metri e largo 8), che permette di ammirare il suggestivo panorama dei laghetti di Marinello.
La magnificenza della Cupola del nuovo Santuario della Madonna del Tindari
Sotto il loggiato è ricavato un ampio locale che, collegato alla cripta, forma la Penitenzieria del Santuario. La facciata, in corpo avanzato, si innalza sulla piazza, sopraelevandosi per lo sviluppo della torre campanaria. Le porte sono in bronzo ed ai lati di quella centrale sono collocate le statue dei santi Pietro e Paolo. Entrando nel Santuario ci si immette in un atrio decorato da numerose vetrate istoriate, al disopra del quale è situato un grande organo a canne. La navata centrale è delimitata da colonne ottagonali con basi di marmo bianco, e sulla volta si trova un grandioso quadro di 75 mq. che raffigura "Il Trionfo della Madonna" opera del pittore Fausto Conti. Sulle navate laterali, in grandi mosaici, sono rappresentati i misteri del Rosario. Il grande altare, al centro del transetto, poggia su stipiti di marmo giallo al cui interno è posta una scultura in marmo bianco che rappresenta l'Ultima Cena. Alle sue spalle spicca l'agile e artistico trono su cui è collocata l'immagine della Madonna del Tindari. Collocati su basi di bronzo, che hanno forma di nuvole, si ergono 4 maestosi angeli (alti 2,10 m.), anch'essi di bronzo, che sulle mani protese sorreggono il trono della Madonna. Dietro il colonnato dell'abside, è un ampio emiciclo le cui pareti sono decorate da alcuni mosaici che rappresentano i momenti più salienti della storia del Santuario.
I "Laghetti" di Marinello, oggi.
fonti: Sito Istituzionale Comune di Patti (Messina)
Sito Ufficiale Santuario Tindari (www.santuariotindari.it)
foto: Flickr - New Tourist Sicilia s.r.l. - Laura Sidoti Photo
©Insidemessina.it - (tutti i diritti sono riservati)
Commenta (0 Commenti)