Tra le varie bellezze che il territorio di Rometta può vantare, quella delle sue montagne, dei suoi boschi e delle sue verdi vallate è forse la meno conosciuta ma certamente tra le più importanti per la sua bellezza ed unicità. Tra queste primeggia la collina di S. Leone che storia e leggenda rendono ancora più incantevole e adatta a poter trascorrere una giornata in assoluta pace e tranquillità, lontano dagli stress e dalla monotonia della vita quotidiana. Il nome della collina si deve al Santo Taumaturgo Leone. Egli nacque intorno al 710 a Ravenna e sin da giovane mostrò un elevato spirito cristiano, tant'è che nominato sacerdote si rinchiuse in un convento Benedettino in preghiera e penitenza. Saputo che a Reggio Calabria si trovava un vescovo santo di nome Cirillo si diresse da lui per farsi indirizzare nella via della maggiore perfezione Qui rimase fin quando non fu eletto Vescovo di Catania. In quegli anni, in tutto l'Impero Bizantino era in atto la feroce distruzione delle immagini sacre "iconoclastia". Coloro che non ubbidivano all'editto che metteva al bando le icone, ritenute segno di idolatria, venivano incarcerati e spesso finivano sul patibolo. Il Vescovo di Catania si oppose apertamente alle leggi imperiali. Per questo il governatore bizantino della Sicilia ordinò l'arresto di Leone che fu costretto a lasciare Catania e a rifugiarsi sulle montagne. Vagò per anni nelle boscose cime dei Nebrodi, nei dintorni di Longi e Sinagra, protetto dal popolo che vedeva in lui il fiero oppositore alle leggi inique dell'Impero. Giunse infine a Rometta, e qui, sulle vicine montagne peloritane, visse da eremita in una grotta da lui stesso scavata. Dopo molti anni ritornò a Catania dove riprese il suo seggio vescovile e a lottare sempre con più energia contro le leggi iconoclaste. Nella città etnea si spense il 20 febbraio del 789. Alla sua morte nella grotta dove esso riposava sgorgò improvvisamente dell'acqua, che la comunità romettese considera a tutt’oggi miracolosa e a cui sono legate numerose leggende. I romettesi festeggiano il loro patrono il venti di febbraio, ed inoltre la prima domenica di maggio partono in pellegrinaggio dalla cittadina fino al luogo del Santo in preghiera e meditazione. In questi luoghi inoltre nel 1323, fu edificato un eremo con una grangia dove i sacerdoti e i monaci di Rometta trascorrevano periodici ritiri. Nel 1534, con bolla di Clemente VII, la grangia fu elevata ad Abbazia. Sia la chiesa che la grangia furono distrutte nel terremoto del 1544 e riedificate nel 1567, data che appare oggi presente nel portale della chiesa. Il terremoto del 1908 distrusse di nuovo gli edifici che vennero ricostruiti per opera dei cittadini intorno agli anni quaranta. Oggi è possibile ammirare i resti degli edifici, la grotta del santo, oltre alla particolare vegetazione che caratterizza questo luogo. La zona infatti, è ricca di querce, castagni, pini e di altri elementi tipici della macchia mediterranea, che rendono queste zone soprattutto nel periodo dei funghi, delle castagne o degli asparagi meta di numerosi visitatori.