Il terremoto che ha colpito Messina nel 1908 è un evento che ha certamente rappresentato un passaggio, una trasformazione profonda per tutta la città. Una trasformazione legata solo in parte agli effetti distruttivi del sisma (pure importanti) ma anche alla volontà dell’uomo. Il fervore dei primi anni, infatti, che ha comportato uno sforzo enorme per dare alla città una nuova fisionomia soprattutto urbanistica, degli assetti viari, della ricostruzione degli edifici istituzionali e privati, delle chiese, oltre che per recuperare affannosamente le numerose opere d’arte di varia natura ed importanza, è stato interrotto ed in parte vanificato dalla guerra. Gli inutili bombardamenti americani hanno distrutto edifici pubblici e privati, del tutto privi di interesse bellico ed hanno barbaramente tolto la vita a molti inermi cittadini messinesi. La distruzione bellica ha arrecato consistenti danni alla città, in un momento molto delicato, nel quale la ricostruzione aveva già realizzato significativi traguardi. Il dopoguerra è stato forse peggio del terremoto, con speculazioni edilizie, che hanno rovinato i progetti pensati dal piano Borzì, con l’abbandono di qualsiasi strategia urbanistica e con un assoluto disinteresse per le opere d’arte recuperate e “provvisoriamente” lasciate nei magazzini della ex filanda Mellinghoff (la creazione di un vero e proprio museo è avvenuta solo di recente).
Una costruzione disordinata di edifici, imbarazzanti e pericolose sopraelevazioni, sanatorie edilizie sconsiderate e la noncuranza nei confronti dell’immenso patrimonio culturale, hanno contribuito alla distruzione dell’immagine della città, con ricadute dirompenti in campo sociale, economico e urbanistico. L’importanza dei terremoti nell’area dello stretto e la loro ciclicità, legata alle forze che si accumulano per la spinta delle zolle tettoniche, non hanno, fino ad oggi, indotto le autorità preposte ed i politici a prestare la dovuta attenzione al fenomeno, sia con riferimento alla stabilità degli edifici che alla viabilità ed agli indispensabili piani di evacuazione. La devastazione urbanistica è inequivocabile e sotto gli occhi di tutti. Le stesse istituzioni neppure hanno pensato di creare a Messina un vero e proprio stabile centro di ricerca sui terremoti, con il contributo multidisciplinare di tutti gli scienziati ed i ricercatori, nazionali ed internazionali, in grado di dare le risposte più idonee ed avanzate per salvaguardare l’incolumità della popolazione (ancora oggi tragicamente ignara) ma, anche e soprattutto, per istituire un modello di riferimento universale sui terremoti.
Un centro che potrebbe diventare l’emblema della città (come, ad esempio, è il Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana per Erice). E’ vero che esistono studi avanzati e piani (più o meno recenti) di evacuazione (presso le Prefettura ed il Comune) ma è pur vero che tutto questo è sconosciuto ai più e che le rare esercitazioni della Protezione Civile non appaiono ancora idonee a concretizzare una vera e propria consapevolezza in grado di affrontare le variegate criticità nell’immediatezza dell’evento e di ridurre il numero delle potenziali vittime. La prevenzione sismica a Messina (così come in tutta Italia) è ben lontana dagli standard (ad esempio) giapponesi. Tutte le recenti manifestazioni, organizzate in occasione del 110° anniversario del sisma, sono certamente benemerite ma devono non solo incrementarsi ma divenire pluridisciplinari, strutturate e stabili. Sarebbe, ancora, opportuno rendere obbligatorio nelle scuole un insegnamento di un’ora a settimana dedicato alle conoscenze sui terremoti.La cronologia degli eventi sismici nella nostra città, purtroppo storicamente nota nella sua drammaticità, renderebbe utile e necessaria pure la istituzione di un vero e proprio museo (più che della memoria) del terremoto, con finalità informative e di attrazione. La contezza dell’indifferenza diffusa mostrata in passato dalle istituzioni e della assoluta impreparazione della popolazione ha indotto l’Associazione Amici del Museo di Messina, assieme alla dott.ssa Laura Bonfiglio, allo studente Franz Riccobono ed allo scrivente, con la collaborazione del Prof. Aldo Giacomo Segre, socio onorario, geografo, geologo e paleontologo di fama internazionale, ad organizzare nel 1978, in occasione del 70 anniversario del terremoto, un’importante mostra nell’aula magna della nostra Università.
Il prof. Segre, di origine romana ma molto legato alla nostra città dove ha insegnato per oltre 30 anni, a differenza delle istituzioni all’epoca preposte e di molti docenti e politici messinesi, ha apprezzato l’iniziativa, contribuendo in modo determinante alla sua riuscita. Tale mostra, che ha consentito di esporre numerosi documenti d’epoca, anche inediti, della città com’era prima e dopo il sisma, ha avuto l’indubbio merito di riportare alla luce la struttura urbanistica, gli edifici e le bellezze monumentali non più esistenti e le drammatiche immagini di una Messina ormai distrutta. Recentemente tale iniziativa ha avuto (finalmente) un seguito con l’organizzazione di una serie di iniziative (certamente lodevoli) e con la riproposizione della mostra (di una parte molto ridotta) presso il Teatro V.E., con una partecipazione davvero importante di cittadini interessati. Tutto questo, già oggi, è entrato dell’affollato spazio del dimenticatoio messinese, dimostrando ancora una volta la fugacità di tali eventi e la assoluta urgenza di dare al tema la giusta rilevanza e priorità. (Luigi Montalbano)