La grande crisi economica che attanaglia la società moderna, affonda le sue radici, nelle travagliate ambizioni del genere umano, da sempre proiettato a programmare nel profitto, tutti gli agi possibili determinati dall’opulenza dei suoi traffici. La speculazione finanziaria non è che uno degli ingranaggi, che le moderne società speculative finanziarie hanno prodotto per modificare e indirizzare il valore degli scambi e dei traffici economici, regolamentati da un complesso meccanismo di leggi e trattati, utili per disciplinare il volume dei traffici richiesti dalla società contemporanea. In Europa fin dopo la nascita della Comunità detta euro-zona, ha trovato attorno alla Germania il suo asse portante. Molti analisti si chiedono il motivo di questa tendenza, senza rendersi conto che già in passato, esisteva una società che aveva accomunato un sistema di città anseatiche orbitanti all’antico regno germanico risalente al XIII secolo per disciplinare il commercio. La memoria dunque, ritorna a ricordare la famosa “Società Teutonica” che fu fondata nel 1254. Essa aveva il compito di disciplinare i proventi del commercio, istituendo un capitolato in cui fu ingegnato un regolamento sottoscritto fra le prime venti città che vi aderirono. Esse dovevano adempire, rispettando in ogni suo punto, quella sottoscrizione tacita di intenti legittimata da un’Alta Corte pretoria, alla quale accedevano i rappresentanti legali (corpo consolare) di ogni singola città. Questa memoria a Messina, è bellamente prevista nel codice emesso dall’imperatore Enrico VI istituendo il primo rudimentale capitolato del Porto Franco. In esso erano previste delle clausole giuridiche, che ritroviamo nell’impalcato del regolamento costitutivo della Società Teutonica: “I principali privilegi della Società Teutonica furono: 1° la lega offensiva e difensiva - chi batte uno colpisce tutti; 2° In tutte le città dipendenti dalla confederazione, ogni cittadino dell'una godeva degli stessi privilegi, delle stessa immunità e franchige, rispetto al traffico, dei cittadini delle altre città: 3° Nelle principali città, i mercatanti della Società avevano dei banchi per ricevere le loro mercanzie; 4° In queste città essi avevano un console ed un cancelliere per decidere le controversie e le liti, che si portavano in appello, innante ai magistrati della Confederazione, locchè si chiamava libertà di corte, senza giammai poter essere citati innanzi ai giudici locali”. Lo scopo della società in essere era legato alla riscossione dei singoli privilegi in rapporto al commercio portato avanti dai faccendieri della lega, avente una durata, diremmo oggi, a tempo indeterminato. I profitti del commercio trattati in quella società d’affari erano legati a delle logiche speculative rapportati ai bacini di utenza delle singole città aderenti a questa società, attraverso i flussi commerciali presenti nei loro porti, magnifici empori dove circolavano le migliori mercanzie europee. Le aree geografiche assoggettate alla Società Teutonica furono la Scandinavia e il mare del Nord, l’attuale Gran Bretagna, la Germania (centro Europa), la Francia, la penisola Iberica, l’Italia e le isole ioniche nel mar Egeo. Il primo nucleo della Società Teutonica comprendeva le città anseatiche germaniche di Lubecca, Danzica, Brunsvick, e Cologna per i traffici commerciali indetti nel mare germanico del nord, e nell’oceano atlantico settentrionale aprendo relativi banchi presso Londra, a Berghen in Norvegia, a Novgorod in Russia, e a Bruges in Fiandra. Alle quali subito dopo si aggiunsero: Lisbona, Barcellona, Siviglia, Cadice, Livorno, Messina, Napoli, Amsterdam, Dort, Calais, Rouen, San Malò, la Rocella, Bordeaux, Bajona, Marsiglia. Messina allo scopo assoggettata alle insegne sveve esponeva sopra le sue navi mercantili l’insegna che le concesse l’imperatore germanico Enrico VI, per lungo tempo riconosciuta sotto l’insegna dell’aquila nera bicipite in campo bianco, e così listando le sue unità navali, entrare nei porti delle città anseatiche principali ridotte alla Società Teutonica.
(Alessandro Fumia)